Solo una cinquantina di anni fa educazione e intrattenimento costituivano due realtà del tutto separate e distinte. I docenti ritenevano, di fatti, che una buona formazione passasse in primo luogo da una lunga e passiva esposizione alla materia e che il gioco rappresentasse una mera forma di svago tra una dura sessione di studio e l’altra.
Le classi, spesso autoritarie e “cattedriche”, erano caratterizzate da una comunicazione esclusivamente di tipo verticale per lo più improntata sul controllo e la disciplina.
Il discente, insomma, non aveva alcun controllo sul suo percorso educativo, limitandosi prima ad ascoltare l’insegnante e solo successivamente a ripetere le nozioni appena apprese.
Era, dunque, assolutamente inconcepibile che si potesse imparare qualcosa divertendosi.
Giocattoli di legno possono essere molto didattici.
Con il passare del tempo, fortunatamente, le teorie educative si sono evolute a tal punto da conferire al gioco una nuova e interessante identità.
Nascono, quindi, i primi giochi didattici, strumenti preziosi per il processo di apprendimento di un bambino , specialmente in età prescolare.
Questi giochi, pur non rinunciando al loro carattere distintivo di svago, assumono uno spessore formativo di notevole rilievo.
I giochi didattici hanno certamente tratto notevole beneficio dall’avvento di Internet e delle nuove tecnologie in generale, tanto che ormai tutte le maggiori software house mondiali investono su giochi educativi adatti a bambini e ragazzi di tutte le età.
Bastano pochi semplici click per trovare sulla Rete un gran numero di giochi didattici in Flash, utilizzabili su qualsiasi device tecnologico, sia esso fisso o mobile.
Esistono giochi didattici dedicati a tutte le materie: matematica, italiano, inglese, geografia, storia, fino ad arrivare a scienze, biologia e astronomia.
Nonostante i loro enormi pregi, occorre comunque prestare molta attenzione quando avviciniamo i nostri bambini a questo tipo di giochi. I giochi didattici, infatti, sono uno strumento ausiliario all’apprendimento, ma non possono (e non devono!) sostituire la figura dell’insegnante e l’esperienza collaborativa e sociale nella classe e con la classe.
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